Continua a camminare by Gabriele Clima

Continua a camminare by Gabriele Clima

autore:Gabriele Clima [Clima, Gabriele]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2022-01-12T23:00:00+00:00


13.

SALÌM

Io sono lo smarrimento dell’oblio,

un’ancora senza pace,

sono una ferita con sembianze umane.

Nizzar Qabbani

Mi era venuta la febbre. Febbre alta. Sentivo le lenzuola bagnate sotto la schiena, e il cuscino zuppo che sembrava fatto d’acqua.

Tremavo, senza più fermarmi, e dicevo cose senza senso. In realtà un senso lo avevano, ma mamma non capiva, e mi metteva pezze bagnate sulla fronte e mi diceva dormi, che poi ti svegli e stai meglio.

Ma ogni volta che chiudevo gli occhi vedevo il maestro Akhir che si sollevava e si strappava in aria. E mentre cercavo di scappare, ma non potevo perché i sandali si erano fusi con le pietre della strada e mi tenevano incollato, lui veniva giù, in pezzi, e mi copriva, come acqua scura, e mi faceva soffocare. E io mi svegliavo di colpo, sudato, con il cuore che batteva all’impazzata.

“Hai fatto un brutto sogno?” mi chiedeva mamma.

“Sì,” rispondevo io.

Lei mi accarezzava, e mi diceva: “Non preoccuparti, dormi, che questa volta ne farai uno bello”.

Io chiudevo gli occhi, e tutto ricominciava da capo.

Non ricordo quanti giorni ero rimasto così, due, tre, non lo so. Mia mamma entrava, mi cambiava le pezze bagnate sulla fronte, andava via. E io restavo dentro a quel sonno senza sonno che scendeva e saliva come la marea; e quando saliva il mondo se ne andava, e diventava scuro.

C’era mamma con me. Poi c’era Abèd, seduto sulla sedia, che mi guardava mentre lo guardavo. Poi veniva anche papà, prendeva mamma per la mano e usciva dalla stanza, lasciando la porta socchiusa, e li sentivo parlare sottovoce, e lenti, come l’eco delle onde.

Poi la marea si è ritirata ancora, ed è rimasta bassa per un po’. E le cose piano piano ritornavano a galla, il tavolo, i libri, la sedia contro il muro, lo zaino appeso per la cinghia alla spalliera della sedia.

E ritornava a galla anche Abèd, avanzando piano piano nel mare della stanza. Veniva verso di me, mi girava intorno per un po’, per vedere come stavo e poi nuotava via, che era in acqua ormai da tanto e le labbra stavano per diventargli blu.

Ogni tanto lo sentivo parlare con papà, delle bombe, degli aerei, della guerra che ormai era entrata dappertutto. Abèd diceva qualche cosa e dopo un po’ finivano per litigare. Come sempre. Abèd era Abèd. E papà era papà.

Poi la febbre è passata. E io, piano piano, mi sono rimesso in piedi. Mamma ha fatto la sua zuppa di ceci e io ne ho mangiate tre scodelle.



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